L’Italia è un paese di santi, poeti, navigatori e….peccatori! Secondo un recente sondaggio, infatti, i cittadini del Belpaese sarebbero i più fedifraghi dell’intero Vecchio Continente, seguiti da spagnoli e francesi. La passionalità, d’altro canto, è un tratto caratteristico della nostra nazione, che si può desumere sotto mille aspetti. Vita intima inclusa.
Per vivere al meglio quest’ultima, gli italiani utilizzano costantemente anche la rete telematica, dove non mancano le occasioni per vivere momenti di grandi svago e divertimento, come ben sanno coloro che vivono sotto la Mole Antonelliana e possono trovare escort a Torino online con le quali trascorrere una serata elegante e piccante al tempo stesso.
Tinto Brass, un regista apprezzato oltre i confini nazionali
Oggi, quindi, internet offre grandi opportunità per poter consultare contenuti dedicati ad un pubblico adulto. Ma prima dell’avvento della grande rete telematica, il fulcro di tutto era il cinema erotico. E l’Italia, in tal senso, ha regalato uno dei più grandi registi della storia del cinema erotico, non a caso definito “Maestro”, titolo più che meritato per la bellezza dei film diretti.
Stiamo parlando, per quanto ovvio, di Tinto Brass, regista che ha inciso profondamente nel successo del cinema erotico italiano, diventando un’icona a livello internazionale. La grandezza del regista veneziano è stata riconosciuta in primis in terra d’Oltralpe, dove viene considerato, ormai da svariati decenni, un vero e proprio guru del cinema erotico. Non si può dire altrettanto, purtroppo, del nostro paese.
In Italia, infatti, solo dopo un lustro dal proprio ritiro dalle scene (ultimo film girato, nel 2005, “Monamour”) si è compresa, appieno, la grandezza del personaggio, la raffinata bellezza della proposta cinematografica, mai scurrile, mai volgare, volta alla ricerca di un coinvolgimento mentale e non solo fisico delle storie raccontate, con sapiente maestria, dal regista veneto.
Quando Tinto conquistò la critica statunitense ma non poté dirigere “Arancia Meccanica”
Noi italiani, purtroppo, siamo sempre piuttosto restii nel riconoscere la grandezza dei nostri artisti. Spesso la comprendiamo solo dopo che si sono ritirati dalle scene o, come nel caso del grande Totò, quando hanno lasciato la vita terrena. Tinto, ormai prossimo a raggiungere la fatidica soglia dei 90 anni d’età, è entrato nel gotha del cinema italiano solo dopo aver interrotto la propria carriera.
Oltre che in Francia, Brass è decisamente amato ed ammirato anche in Inghilterra, oltre ad aver conquistato l’attenzione della major americane in giovane età. Nel 1969 diresse “Nerosubianco”, una pellicola soft erotica, la prima che scardinava il tabù dei rapporti interrazziali.
Il film ebbe un discreto successo anche negli USA, gradito da una larga parte di critici cinematografici progressisti, che vedevano lo scardinamento di vecchi tabù della società dell’epoca. La bravura di Brass non passò inosservata anche alla Warner Bros, che – leggenda narra – gli propose la regia di “Arancia Meccanica”, che Tinto non potè accettare perché impegnato nelle riprese della pellicola “L’urlo”.
Le icone di bellezza lanciate da Tinto Brass nella sua lunga carriera
“Nerosubianco”, tuttavia, fu un punto di svolta nella carriera del “Maestro”, che da quel momento si dedicò, in buona sostanza, al cinema erotico senza mai scadere nella pornografia, che crebbe considervolmente dagli anni ‘70 in avanti. Il grande successo popolare avvenne nel 1983 con “La Chiave”, pellicola in cui diresse una splendida Stefania Sandrelli.
Un film che scatenò un vespaio di polemiche nella società perbenista di quei tempi, soprattutto perché Stefania Sandrelli, da ormai un ventennio sulle scene del cinema italiano, decise di virare sul cinema erotico stupendo critica e pubblico. Il successo del film, però, fu enorme. E gli italiani, finalmente scevri da antichi tabù e pregiudizi, compresero quanto l’eros patinato – talvolta irriverente – di Tinto Brass in qualche modo li rappresentasse.
Dopo “La Chiave”, il regista veneto ha regalato altre produzioni restate nella storia del cinema erotico italiano. Nel 1985, ad esempio, lanciò definitivamente la conturbante Serena Grandi, diventata poi un’icona della bellezza italiana per oltre un decennio, in “Miranda”, mentre due anni più tardi decretò il successo dell’ammaliante Francesca Dellera ne “il Capriccio”.
Nei primi anni ‘90, Tinto lanciò nello star system due attrici che, tutt’oggi, sono considerate della autentiche icone di bellezze di quel decennio, in cui il “Maestro”, grazie alle sue pellicole mai banali, ha saputo sapientemente raccontare sfornando ben cinque pellicole: Deborah Caprioglio (Paprika, 1991) e, soprattutto, Claudia Koll (Così fan tutte, 1992), quest’ultima capace di conquistare il palco dell’Ariston di Sanremo e diventare il sogno proibito di milioni di italiani.